pubblicato il 30 gennaio 2012

Tutti pazzi per l’agricoltura sociale: di cosa si tratta?

La voglia di ritrovare un contatto profondo con l'agricoltura, anche per conoscere con esattezza che cosa portiamo in tavola

   Un ritorno alle vecchie abitudini, un'incessante ricerca delle tradizioni e dei prodotti genuini che la terra è in grado di fornire. Non ultimo le proprietà rilassanti e quasi terapeutiche che lavorare la terra e ottenerne dei buoni frutti sa regalare.
    Altro che palestra per scolpire il fisico o diete estenuanti, per ritrovare la linea perduta c'è ben altro: oggi è grande la voglia di ritrovare un contatto profondo con l'agricoltura, anche per conoscere con esattezza che cosa portiamo in tavola.

   Se le notizie dei giornali preoccupano parlando di cibi tossici, carichi di fertilizzanti nocivi o frutto di non ben chiare manipolazioni genetiche, la necessità è quella se non altro di conoscere i vari passaggi che portano gli alimenti al banco del supermercato.
   Da questo reale bisogno, si è fatta strada, in modo collaterale, anche una tendenza diversa in questo senso, che si chiama agricoltura sociale e che, negli ultimi mesi sta facendo registrare un vero e proprio boom. Si tratta di un mix particolare tra l'attività produttiva, l'offerta di servizi di integrazione socio lavorativa e i percorsi di formazione con quello che resta uno dei mestieri più faticosi. Il tutto aperto pure alle persone disabili.

   Un moderno metodo curativo che non prevede camere buie e solitudine, fonti troppo spesso di depressione, ma aria aperta e voglia di fare. Una soluzione a basso costo che può essere allargata anche ad altri contesti come quello penitenziario. Attualmente il 25% circa delle case circondariali italiane avvicinano i detenuti all'attività agricola.
   Del resto, moltissimi studiosi anche in passato hanno confermato che il contatto con la natura, gli animali e le piante, specie oggi che una esperienza del genere è relativamente rara, può accrescere il senso di responsabilità e favorire l'attenzione e il rispetto verso gli altri. Molte le attività praticate, ma, in accordo con i progetti svolti dall'AIAB (Associazione Italiana per l'agricoltura biologica), sempre più spesso ci si accosta alla realizzazione di orti sociali e di frutteti all'interno di carceri e ai percorsi formativi legati all'agricoltura biologica.

   Non dimentichiamo che a prescindere dalla valenza puramente curativa l'agricoltura sociale è fondamentale per creare il perfetto equilibrio tra produttore e consumatore che spesso manca o non è ben chiarito. Si moltiplicano quindi mese dopo mese, le possibilità di acquisto di prodotti genuini all'interno di fattorie biologiche, così come sono possibili le visite didattiche nei luoghi di produzione e non mancano i progetti per le scuole, l'ippoterapia o i campi estivi per una iniziativa a lungo termine e a tutto beneficio nel mondo di tutti gli esseri umani.