pubblicato il 28 agosto 2012

La corsa dei paesi esteri a prodursi in casa il proprio fabbisogno di ortaggi

Da Fresh Plaza, una riflessione sui nuovi scenari che si aprono, da non sottovalutare

    Nell'edizione scorsa del 27 agosto di FreshPlaza è stato dedicato uno spazio ad alcune notizie riguardanti nuovi investimenti serricoli in diversi paesi esteri.
   La tendenza a favorire le produzioni locali e ad affrancarsi dalle importazioni è particolarmente evidente nel settore degli ortaggi, ma interessa anche lo scenario frutticolo. Segno che, dopo decenni di globalizzazione e di "abbattimento" (commerciale) dei confini nazionali, la tendenza del prossimo decennio - almeno in orticoltura - sembra essere quella di un ritorno all'autosufficienza alimentare e di una prevalenza del "locale" sul "globale". Complice la crisi economica e i costi spesso insostenibili delle filiere "lunghe".

   Il fenomeno non giunge certo inatteso: il terreno alla sua affermazione è stato ben concimato, in anni recenti, dai dibattuti temi del "chilometro zero", della "sostenibilità", della "biodiversità".
   Tutto quel che viene prodotto localmente assume - per questo semplice connotato - una prevalenza non soltanto economica, ma prima di tutto concettuale, su quanto giunge da fuori, a prescindere da ogni altro fattore. Con il rischio che la teoria prevalga sulla pratica e che la "qualità" reale delle produzioni si appiattisca sulla (mono)dimensione della "distanza": basta che sia vicino e tutto va bene. Tranne poi scoprire che gli scandali ambientali prosperano anche tra le produzioni "locali", come nel caso della vicenda della compagnia pataticola russa "National Soil Compan"...continua

Autore: Rossella Gigli
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