pubblicato il 12 novembre 2011

Queste alluvioni. Il punto di vista dal fiume

I fenomeni meteorologici dei prossimi anni, sono di siccità prolungate e poi di precipitazioni sempre più violente

   Le disastrose alluvioni di questi giorni, purtroppo con vittime e danni. Sono inevitabili? Ovviamente no, o almeno è obbligatorio fare tutto il possibile perché non facciano vittime e con molti meno danni.

   Se guardiamo a cosa è stato fatto in passato, per es. in molti fiumi si è fatto un  lavoro di consolidamento ed elevazione degli argini nei fiumi, nella parte finale, quella nella pianura dove le esondazioni sono possibili. Insomma si è tentato di adeguare il fiume alle piene.
   Naturalmente alle piene del passato. Ma quelle del futuro saranno eguali a quelle del passato? No, quelli del futuro saranno i fenomeni nuovi del dissesto climatico provocato dall'aumento della CO2 che nel frattempo abbiamo provocato. Poi discuteremo di quanti contemporaneamente si lamentano delle alluvioni e poi contrastano le energie rinnovabili, ma questo è un altro racconto. Per tornare a no,  possiamo dire che se l'andamento climatico fosse quello del passato, potremmo essere abbastanza tranquilli.
   Ma ragionare con la testa al passato è molto rischioso, perché ci dicono che i fenomeni meteorologici che dobbiamo aspettarci sono di siccità prolungate e poi di precipitazioni sempre più violente (al momento con violenza superiore del 30% ma potrà andare peggio). E più gli argini sono alti più le masse di acqua in caso di esondazioni sono terribili. Quindi domandiamoci se quella di alzare gli argini era l'unica soluzione possibile, o quella più razionale e conveniente. No, si poteva lavorare per un obbiettivo diverso: non adeguare il fiume alle piene, ma adeguare le piene al fiume.
  
  
Sembra una "battuta", ma è una cosa seria. I fiumi sono cose vive, non si possono plastificare e non ubbidiscono alla politica. La natura non si può comandare con la nostra presunzione tecnologica.

   I fiumi esondano, è nella loro natura. La grande possibilità che abbiamo è quella di farli esondare facendo pochi danni. Insomma trovare una alleanza con la natura, non la solita guerra. Molti fiumi, nella loro parte alta, da cui provengono le acque che lo alimentano, spesso ci sono zone disabitate e dedite alla pastorizia o incolte. In questa parte, ai piedi delle colline, spesso ci sono dei punti di stretta e degli slarghi. Spesso in queste zone a monte, si trovano spazi, più o meno pianeggianti senza abitazioni ed incolti.
   Basterebbe costruire, su questo punto di stretta, una diga, con un tubo di sfogo, di diametro calcolato, in modo che a valle il fiume possa sopportare l'acqua che defluisce.

   In fase di piena le prime acque transiterebbero normalmente, mentre quando sale l'onda di piena le acque non riuscirebbero a passare ed allegherebbero la pianura sovrastante.

   In questa zona non si fa danno, o è molto poco. Anzi si deposita un po' di limo che sarà utile per migliorare il pascolo. Poi, nei giorni successivi, l'acqua defluirà "ordinatamente" aumentando anche il ravvenamento delle falde idriche.

   E' facilmente comprensibile come questa soluzione sia "progressiva" perché funziona anche in presenza di cambiamenti climatici importanti. Se piove esageratamente di più vorrà dire che il "lago" provvisorio che si forma a monte sarà più grande, ma tanto in pochi giorni poi sarà avviato al deflusso naturale, portando a mare le sabbie che costituiranno poi le spiagge.

   Questa "riflessione" non è mia, ma è uno dei capisaldi della cosiddetta "Ingegneria Agro-Ambientale" che è normale materia di insegnamento nelle nostre università. Esempi di realizzazione di impianti a "bocca tarata" ci sono in tante zone d'Italia. Insomma cose già viste e provate.