pubblicato il 14 novembre 2011

Oltre i fumiganti. La disinfezione del terreno nelle colture mediterranee

In un Convegno a Vittoria (RG); dopo il divieto del 1,3 Dicloropropene, quali scenari si presentano

   A Vittoria (RG), in occasione della Fiera EMAIA, sabato 12 novembre si è tenuto il convegno: "Oltre i fumiganti. La disinfezione del terreno nelle colture mediterranee".
   Una sala affollata ha seguito con grande attenzione gli scenari e le prospettive derivanti dal divieto di utilizzo, scattato da qualche giorno, della molecola 1,3 Dicloropropene che ha sostituito il bromuro di metile nella disinfezione del terreno e nello specifico nella lotta ai nematodi.

   "Ciò che emerge - spiega il professore Giampaolo Schillaci della Facoltà di Agraria dell'Università di Catania che ha moderato e concluso il convegno - è che serve un sistema integrato, con soluzioni complesse. In questo caso è necessario ridisegnare i modelli di gestione del territorio. Molte azioni non possono essere svolte dal singolo agricoltore che dovrà affidarsi ad organizzazioni tecniche e professionali, di produttori ed anche contoterziste".

   E'stato il commissario straordinario di Fiera Emaia, dott.ssa Adele di Rosa a porgere il saluto alla platea, ponendo l'accento sul grave danno economico che ne deriverà alle aziende e sul rischio di una immissione sul mercato di prodotto extra UE che non ha alcuna limitazione nell'utilizzo dei fumiganti chimici fino al 2015.
   Il direttore di Fiera Emaia, dott. Giuseppe Sulsenti, ha invece voluto sottolineare il periodo storico che impone di trovare soluzioni per i sistemi di disinfezione dei terreni che contemperino da un lato le esigenze della produzione e dall'altro, l'ecocompatibilità delle stesse.

   "La storia del bromuro di metile parte da lontano - ha detto Schillaci nel suo intervento introduttivo - con i clorofluorocarburi, più noti con la sigla CFC. Per molti anni si pensò che si trattasse di prodotti chimici innocui. Dal 1930 si iniziò a realizzare che i gas erano inerti, leggeri e man mano che si spostavano in alto, raggiungevano l'ozonosfera scomponendosi,. Il cloro smonta l'ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti. E'questo il motivo per il quale il Ministero della Salute in ossequi al protocollo di Kyoto, vieta dal 9 novembre 2011 l'impiego di fitofarmaci a base di dicloroprene".
 
   Il prof. Giancarlo Polizzi, della Facoltà di Agraria dell'Università di Catania, ha relazionato sul tema "Mezzi di lotta sostenibili per la disinfezione del terreno dai patogeni delle piante".
   Per fare fronte alla situazione attuale, Polizzi ha sostenuto che "è necessario tentare di promuovere una produzione quanto più possibile integrata e biologica. In un suolo indisturbato ci sono tra l'altro, oltre 500 milioni di batteri, 10.000 protozoi ed una ventina di nematodi.
   Nel nostro territorio il fatto che si attui un tipo di agricoltura intensiva, monoculturale e con mancanza di rotazione rende ancora più difficile la lotta ai nematodi e quindi i patogeni sono sempre presenti".
   Ci sono agenti di malattia più o meno perniciosi e sul pomodoro per gli agenti di malattie crittogamiche c'è una lista ampia di parassiti, alcuni di questi abbastanza noti altri che vengono fuori proprio dall'abbandono del bromuro di metile.
   Le altre possibilità di lotta non rappresentano ancora lo stesso spettro di azione, quindi le problematiche sono nuove, gravi ed in evoluzione".
    Le alternative sono costituite "dall'utilizzo di mezzi chimici ancora in divenire e, oltre ai fumiganti, alcune alternative non chimiche ma complesse, di non applicazione e per la quale serve un'ottima conoscenza tecnica". Polizzi ha parlato poi della solarizzazione, l'esposizione a temperature più o meno alte che, assieme all'utilizzo di film plastici impermeabili (dal costo elevato ma ammortizzabile, in diversi casi, lasciando sul terreno il film che funge da pacciamatura) possono dare qualche risposta soddisfacente.
   "Ma l'innovazione deve essere validata sul campo e la ricerca deve essere territoriale: i risultati cambiano a seconda della microflora, dell'ambiente in cui si realizza, della temperatura e della geometria della serra che insieme sono variabili diversissime. Alla ricerca servono numerose ed impegnative prove".

   Il dott. Emanuele Buonocore, Regione Siciliana - Assessorato regionale alle Risorse agricole ed Alimentari ha relazionato su: "L'impatto della normativa europea sulla difesa dai nematodi".
   Nel suo intervento ha posto in evidenza che nell'azione di armonizzazione effettuata dalla Commissione europea tenendo in considerazione efficacia, impatto ambientale e tossicità dei prodotti fitosanitari, nel commercio degli agrofarmaci, "su 1.000 sostanze attive solo il 26 per cento è stato giudicato positivamente ed iscritto all'Annex1, ovvero l'allegato 1 della direttiva Cee 91/414.
   Il 7 per cento delle sostanze sono state revocate ed il 60 per cento revocate senza una revisione per mancanza di documentazione delle ditte produttrici. In Italia, ed il dato si riferisce al 2010, su 539 molecole revisionate, ne sono state promosse 236, revocate 230, 43 sono state ritirate dalle ditte e 29 sostanze sono in fase di valutazione. E la categoria più massacrata è quella degli insetticidi seguita dai nematocidi con sole 4 sostanze autorizzate. Tra cui non figura appunto la molecola 1,3 Dicloropropene". Un problema ancora più rilevante quindi, visto nel complesso di divieti .

   La dott.ssa Giovanna Causarano che è responsabile della Ricerca e Sviluppo del Centro Seia ha illustrato le tecniche di innesto contro i parassiti tellurici, arrivando alla conclusione che "non esistono portainnesti non attaccati da nematodi anche se i dati fanno registrare che con i portainnesti le piante risultano essere più produttive". Per la lotta ai nematodi, quindi vanno integrati i sistemi di lotta.

   Il dott. Biagio Di Mauro, Assessorato regionale alle Risorse agricole ed Alimentari ha relazionato su "La tecnica della coltivazione delle ortive fuori suolo". La filiera orticola in Italia produce 15 milioni di tonnellate di prodotto su una superficie di 40.000 ettari, 10.000 dei quali sono in Sicilia.
   Ci sono condizioni pedoclimatiche favorevoli anche per le coltivazioni protette, e l'evoluzione non è stata solo nelle strutture ma anche nel processo e nel prodotto.
    La tecnia di coltivazione fuori suolo non è risolutivo di problemi radicali ma è una tecnica che riesce a dare vantaggio in salubrità di prodotto e rispetto per l'ambiente. Non è una tecnica alternativa per la lotta ai nematodi ma una scelta imprenditoriale precisa che deve essere indipendente dall'utilizzo o meno di fumiganti"

   Il dott. Silvio Balloni, dell'Ordine dei dottori Agronomi e Forestali, ha concluso: "Abbiamo voluto organizzare un incontro tecnico su questo tema per evidenziare gli scenari a cui va incontro l'agricoltura mediterranea in coincidenza con il termine della possibilità di utilizzo del principale mezzo di lotta chimica ai nematodi, ovvero la molecola 1,3 dicloropropene"

Source: RagusaNews