pubblicato il 20 novembre 2013

Micorrize e loro relazioni con gli organismi utili del suolo

La formazione di micorrize conferisce alla pianta una maggiore capacità di assorbimento dell’acqua e la protezione dall'attacco di alcuni patogeni radicali

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   La scoperta delle Micorrize e della loro interazione benefica con le radici delle piante coltivate risale alla metà del 1800 ma, solo in questi ultimi anni, con il graduale risveglio di una coscienza agricola orientata verso un'agricoltura eco-compatibile, sta crescendo l'attenzione nei confronti di questa simbiosi funghi-microrganismi pianta e del suo utilizzo. Gli interessi economici per la produzione e l'utilizzo di fertilizzanti chimici ha fatto sì che per lungo tempo ci si dimenticasse dell'importanza rivestita dai microrganismi del terreno nelle produzioni agrarie. Il ritorno ad un'agricoltura organica ne ha fatto riscoprire l'importanza ed ha spinto alcune aziende a finanziare la ricerca in tale direzione.

Endomicorrize
   Le specie conosciute sono circa 150 e sono in grado di colonizzare circa il 95% delle specie vegetali. Colonizzano gran parte delle specie di interesse agrario e forestale: piante erbacee, da frutto, latifoglie e conifere, quasi tutte le specie orticole (ad eccezione delle famiglie delle Crucifere come il Cavolo, il Cavolfiore, ravanello ecc. e delle Chenopodiacee come lo Spinacio) e tutte le specie di colture estensive (mais, soia, grano ecc.) ad esclusione della Barbabietola.
   La formazione di micorrize conferisce alla pianta una maggiore capacità di assorbimento dell'acqua e la protezione dall'attacco di alcuni patogeni radicali. La somma di questi effetti garantisce una crescita migliore nelle piante micorrizate.

RELAZIONI DELLE MICORRIZE CON ALTRI MICRORGANISMI UTILI DEL SUOLO
   Le micorrize consentono un enorme incremento dell'apparato radicale delle piante ospiti. Nella "micorrizosfera" (ambiente esplorato dall'apparato radicale micorrizato) si creano condizioni particolarmente favorevoli alla vita di numerosi microrganismi utili. Tra questi citiamo gli azotofissatori (rizobi, azospirilli, azotobacter, Bacillus polymyxa), i PGPR (Plant Growth Promoting Rhizobacteria) come ad es. Pseudomonas e Streptomyces, i solubilizzatori dei sali di fosforo (Bacillus megaterium), gli antagonisti dei nematodi (Arthrobotrys) e dei funghi patogeni (Trichoderma). Questi microrganismi svolgono la loro specifica azione che viene messa a disposizione della pianta e sfruttata in modo massivo grazie al grande apparato radicale generato dalle micorrize. Pertanto è evidente che i migliori risultati per le colture si ottengono dall'associazione ternaria radici-micorrize-microrganismi utili.

EFFETTI DELLE MICORRIZE
  
L'effetto della micorrizazione è essenzialmente un enorme moltiplicazione della superficie e del volume radicale (sino al 700% in più rispetto ad un apparato radicale non micorrizato).
I risultati ottenuti con l'instaurarsi della simbiosi sono:
  • incremento della capacità di assorbimento di acqua, di macro e microelementi (fosforo in particolare, zinco, ferro, manganese, ecc.). Nei riguardi del fosforo, la disponibilità per la pianta di questo elemento si manifesta soprattutto nei periodi freddi (primavera e autunno = maggior sviluppo della pianta in un periodo di ciclo rallentato).
  • maggior resistenza alla siccità;
  • capacità di resistenza a livelli di salinità elevati;
  • un parziale effetto di "barriera meccanica" nei confronti di funghi patogeni e nematodi;
  • riduzione della crisi da trapianto;
  • possibile bonifica dei suoli inquinati da metalli pesanti (ectomicorrize).

   L'efficienza e la capacità fotosintetica sono l'elemento determinante la crescita vegetale e quindi, in ultima analisi, la produzione.
   A sua volta l'efficienza fotosintetica dipende da molti fattori tra i quali rilevanti sono la disponibilità di nutrienti nel suolo, oltre ovviamente alle condizioni climatiche e alla presenza di patogeni. Le micorrize di per sé non hanno un ruolo diretto sull'efficienza fotosintetica ma, essendo in grado di influenzare positivamente lo stato nutrizionale della pianta, sono in grado di agire sulla capacità fotosintetica. (Maggiori dettagli su questo argomento lo potete trovare nel PDF in download).

CAUSE LIMITANTI LA MICORRIZZAZIONE
    Lo sviluppo delle micorrize è condizionato dal pH del terreno. Il migliore sviluppo si ha in un intervallo di pH da 6 a 7.5 per quanto riguarda le micorrize arbuscolari. È stato inoltre verificato che un eccesso di fosforo e di azoto nel terreno può causare un regresso dell'attività delle micorrize (così come un eccesso di azoto fa regredire l'attività dei batteri azotofissatori).

CAMPI DI APPLICAZIONE
   Gli effetti della micorrizazione non sono immediati ma le prime differenze significative di crescita si vedono già dopo circa 20 giorni dall'inoculo, quindi l'effetto della micorrizazione su piante a ciclo corto (es. lattuga) sono meno evidenti. Nel caso di coltivazioni a più cicli successivi sullo stesso terreno, teniamo conto che la micorriza rimane nel suolo (se non viene fumigato) e l'effetto di micorizzazione diviene più rapido e massiccio di ciclo in ciclo.  
   L'effetto di bio-protezione dell'apparato radicale riguarda alcuni patogeni radicali e qualche specie di nematodi. L'inoculo di micorrize arbuscolari si rende particolarmente interessante in quei terreni o substrati dove non vi sono simbionti micorrizici naturalmente presenti (es. terreni fumigati, cave a cielo aperto, substrati vari per il vivaismo e il giardinaggio, ecc.).
   Nella produzione vivaistica di piante orticole, come nelle piante da frutto, l'uso di inoculo micorrizico arbuscolare incrementa significativamente la crescita e la percentuale di sopravvivenza al trapianto di specie poco vigorose (es. peperone e melanzana) che si avvantaggiano dell'aumento della superficie radicale e del volume di terreno esplorato dalle radici.
   La micorrizazione in vivaio permette di avere una pianta molto competitiva nella fase successiva di trapianto in pieno campo o in coltura protetta; infatti piante non inoculate impiegano almeno un mese per micorrizarsi con simbionti naturali, in questo tempo sono più limitate nell'assorbimento di elementi nutritivi e di acqua rispetto a piante già micorrizate.
   Nella produzione vivaistica di piante da frutto l'uso di inoculo micorrizico arbuscolare incrementa la crescita e la percentuale di sopravvivenza al trapianto di quei portinnesti dotati di poca vigoria (che sono i più diffusi nella moderna frutticoltura) i quali si avvantaggiano dall'aumento della superficie e del volume di esplorazione delle radici.
   Nella produzione vivaistica di piante ornamentali l'uso di inoculo micorrizico arbuscolare incrementa significativamente la percentuale di sopravvivenza al trapianto, la resistenza allo stress idrico e la crescita, in piante utilizzate per l'impianto di giardini (es. alberi ornamentali, rose, siepi, ecc.) coltivate con apporti regolari di fertilizzanti e di acqua. Le piante ornamentali micorrizate producono più fiori nel lungo periodo (petunie e tagetes).
   La micorrizazione di tappeti erbosi incrementa la crescita, la resistenza alla siccità e riduce lo stress dovuto ai numerosi tagli. L'uso di inoculo micorrizico nei tappeti erbosi è giustificato dal fatto che la presenza di inoculo naturale è scarsa a causa nel substrato di crescita utilizzato nei primi centimetri del profilo del terreno (es. torba + sabbia, substrati vari, terreno di riporto).
   L'inoculo di micorrize arbuscolari in terreni agrari su colture di tipo estensivo (es. mais, grano, medica) incrementa in maniera significativa la crescita se localizzato sulla fila alla semina. La micorriza è stimolata e attratta dagli essudati radicali in condizioni adeguate (corretta umidità del terreno, moderata fertilità del suolo, buona aerazione). La colonizzazione avviene in circa 2 - 3 settimane. Avvenuta la micorrizazione della pianta la simbiosi dura quanto la vita del vegetale sempre che il suolo non venga trattato con prodotti tossici per il fungo o non venga fertilizzato in maniera eccessiva per più anni.

EFFETTI DEI FUNGICIDI NEI CONFRONTI DELLE ENDOMICORRIZE
   Esistono numerose pubblicazioni che parlano degli effetti dei fungicidi sullo sviluppo di micorrize arbuscolari, i risultati sono molto diversi tra prove effettuate in laboratorio su substrati avvelenati, in cui la quasi totalità dei fungicidi risultano tossici per il simbionte fungino, e prove effettuate in campo dove la tossicità del fungicida era ridotta.
Pochi sono i prodotti che usati per trattamenti fogliari sono "completamente innocui" per i simbionti micorrizici, tra questi annoveriamo i prodotti a base di rame, quelli a base di zolfo e le fenilammidi (es. metalaxyl); altri fungicidi sistemici irrorati per via fogliare , ad esempio gli IBS, uccidono i funghi micorrizici (fenarimol, bitertanol, difenoconazole, prochloraz, fenpropimorph, fenpropidin, spiroxamine, fenhexamid).
   Molti altri fungicidi non li uccidono ma ne limitano l'attività simbiotica. In alcuni casi invece, l'uso di fenilammidi ha addirittura incrementato la percentuale di micorrizazione perché il fungicida ha eliminato dal "sistema suolo" i competitori delle micorrize.
   Sono da evitare i fumiganti e i fungicidi per i trattamenti al terreno perchè quasi sempre danneggiano in modo serio il simbionte fungino. Nel caso di inevitabili trattamenti potenzialmente fungi tossici conviene re-inoculare il terreno con un prodotto contenente funghi micorrizici arbuscolari dopo un periodo corrispondente al tempo di carenza del prodotto usato.

Tratto dal sito dell'Associazione LaMeTA e scritto da Stefano Foschi 
Per chi volesse approfondire l'argomento micorrize può scaricare, effettuando il download del file qui di seguito, un focus pubblicato su Agrisicilia lo scorso settembre 2011: