pubblicato il 03 ottobre 2020

Lettera ai giornali dalla mia campagna di Fabio Costantini

Non è solo un appello, ma anche un urlo disperato per attivare la consapevolezza di tutti voi.

TAGS: Fabio Costantini, Campagna, Rapallo, Liguria

Mi chiamo Fabio Costantini e scrivo da Rapallo, in Liguria, precisamente da San Massimo, una delle sue più belle frazioni collinari. Qui vivo, coltivo le mie terre e riporto alla luce vecchi angoli di campagna ormai abbandonati da decenni.

Il mio non è solo un appello, è un urlo disperato per attivare la consapevolezza di tutti voi.

É una chiamata a raccolta, anzi, è una chiamata “al raccolto” che ha bisogno di essere amplificata!!

Intorno a noi, a pochi chilometri dai nostri centri abitati, c’è un mondo sepolto fatto di terreni incolti, alberi caduti e muretti secolari che stanno crollando con spirali di rovi e piante infestanti di ogni genere che stanno soffocando le nostre “fasce”.

Mi rivolgo a tutti quei proprietari che, vuoi per disinteresse, incapacità o semplicemente mancanza di tempo, stanno lasciando decadere in uno stato di incuria i propri terreni.

Essi, senza rendersene conto, hanno la grande fortuna di possedere della Terra, ma non la possibilità (o la volontà) di prendersene cura.

Si sente dire sempre più spesso che “c’è un ritorno alla terra!”... e io mi e vi domando: "ma a quale terra se essa è logisticamente ed economicamente cosi di difficile accesso?!"

Non ci fa male rinunciarci?

Quelle pietre lasciate cadere, non sono una mancanza di rispetto alla memoria e alla fatica dei nostri avi che le hanno alzate, spostate e posate?

E non sentite la nostalgia dei sentieri su cui da bambini correvate e, che ora non sono più utilizzabili?

Tutti abbiamo a cuore il nostro territorio e tutti diciamo di amare la natura e la vita in campagna, ma è giunto il momento di seguire il consiglio dello scrittore Mark Twain: “Comprate della terra.. perché di essa non ne fabbricano più!

... e aggiungerei: “e se già ne possedete curatela, e se non potete farlo allora donatela, o prestatela a qualcuno che lo faccia per voi“.

In fondo, che uomo è quello che non migliora e mantiene la propria Terra, che poi nostra non è, ma presa in prestito dalle generazioni successive.

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