pubblicato il 17 gennaio 2015

Le competenze professionali e le conoscenze non sono per sempre

La conoscenza è preziosa, essenziale nell'odierna economia globale, ma invecchia rapidamente e va rinnovata di continuo

    Uno slogan pubblicitario di qualche anno fa, diceva: "Un diamante è per sempre". Che relazione ha con la conoscenza? Due appaiono i legami: per analogia, la conoscenza è preziosa, essenziale nell'odierna economia globale; per opposizione, la conoscenza non è per sempre, invecchia rapidamente e va rinnovata di continuo.

   La tecnologia aiuta la diffusione e la replicabilità della conoscenza e i costi per la codificazione, trasmissione e acquisizione delle conoscenze sono sempre più ridotti. Inoltre, la conoscenza è cumulativa: chi ha maggiori conoscenze ha più strumenti a disposizione per acquisirne di nuove - banalmente la conoscenza delle lingue rende accessibili conoscenze codificate in altri idiomi - e, quindi, ha più probabilità di incrementare la produttività della propria conoscenza.

   Ancora più interessante è il fatto che la conoscenza è una risorsa inesauribile, a differenza delle risorse non rinnovabili, limitate nello spazio e, con l'intensità d'uso, nel tempo; non si logora, si scambia senza perdere l'utilità derivante dallo scambio. Infine, non basta l'accesso alla conoscenza perché ciò si traduca nella capacità di farla propria, di applicarla e usarla per generare nuova conoscenza.
   D'altra parte le analisi macroeconomiche confermano che le economie che hanno i migliori indici di scolarizzazione hanno retto e stanno uscendo meglio dalla crisi.

   Certo, il mercato della conoscenza va incontro ad alcuni fallimenti clamorosi: l'inventore potrebbe perdere l'esclusività della sua idea e non ritrarne tutti i benefici; l'attività di innovazione è rischiosa perché comporta spese di ricerca e sviluppo molto elevate, i cui risultati sono assai incerti.
   Tralasciate le questioni relative ai rendimenti decrescenti e all'appropriabilità della conoscenza, resta il fatto che se guardiamo a noi stessi, che partiamo dal livello più alto della scolarizzazione - ossia la laurea, senza contare i tanti dottori di ricerca o titolari di master anche tra i dottori agronomi e i dottori forestali -, dobbiamo affrontare una sfida non da poco in una fase in cui la ricerca pubblica e i sussidi per incentivare la ricerca privata tendono ad arretrare.

   D'altra parte nei settori di maggiore interesse per i dottori agronomi e i dottori forestali i margini di miglioramento per le imprese - nel settore della produzione primaria e della trasformazione dei beni agro-alimentari - o per i soggetti titolari della gestione del territorio - per il settore pubblico - sono ancora enormi. Tuttavia, il fatto che poche idee ben espresse e messe in pratica potrebbero già arrecare grandi benefici, non ci esime dal continuare nel processo di aggiornamento e produzione di conoscenza.

   È un processo che costa, evidentemente, non solo per i costi diretti, ma anche per il tempo da dedicare alla formazione, per cui il tema diventa come sfruttare le sinergie positive che si possono instaurare con i soggetti qualificati - le università, in primis - già deputati a fare ricerca e a somministrare conoscenza.

  L'Ordine è da tempo impegnato in questo senso. L'accreditamento di iniziative di altri soggetti, scegliendo quelle meritevoli, integra il programma di formazione permanente dei dottori agronomi e dei dottori forestali. In questo anno cruciale per Milano, le iniziative associate a Expo - il cui tema è certamente di piena competenza dei dottori agronomi e dei dottori forestali in tutte le varie declinazioni - saranno una grande occasione per rafforzare le iniziative dell'Ordine per una visione strategica e integrata della formazione e dell'aggiornamento professionale. Un investimento irrinunciabile per ciascuno di noi, prezioso, ma da rinnovare costantemente.

Tratto da Intersezioni.eu, di Marco Fabbri