pubblicato il 20 maggio 2011

Le angurie esplosive cinesi: eccesso di un ormone fitoregolatore

Si tratta forse dell'utilizzo eccessivo di un fitoregolatore chiamato forchlorfenuron?

    Il Corriere della sera, il 17 maggio,  riporta una notizia curiosa, insieme a un video. Alcuni agricoltori cinesi, a causa forse di un uso eccessivo di un fitoregolatore, hanno visto rovinarsi l'intero raccolto di angurie, che ha prodotto frutti deformi e che si spaccavano. Si tratta forse dell'utilizzo eccessivo di un fitoregolatore chiamato forchlorfenuron nome comune della CPPU (N-(2-chloro-pyridyl)-N'-phenylurea) un fitoregolatore che appartiene alla classe delle citochinine? E' una sostanza che si utilizza in agricoltura, insieme ad altri composti della classe degli ormoni vegetali, per aumentare la dimensione dei frutti.

   Le citochinine, appartenenti alla più ampia classe dei fitormoni, sono sostanze coinvolte nella crescita delle piante, che realizzano grazie alla promozione della divisione cellulare. Specificatamente intervengono nella crescita e nella differenziazione cellulare. In agricoltura è utilizzato per la capacità di aumentare la dimensione dei frutti e la crioconservazione di uva e kiwi. Trova anche impiego in quelle cultivar che non tollerano l'acido gibberellico.

Vediamo le caratteristiche tossicologiche, attuali rispetto alle cronache recenti.
   La LD50 (dose letale nel 50% dei casi) per ingestione orale acuta nel ratto è di 4918 mg per kg di peso corporeo, mentre la LD50 per assorbimento dermico sul coniglio è superiore ai 2000 mg per kg di peso, mentre per quanto riguarda l'inalazione, nel ratto, la LC50 (concentrazione letale nel 50% dei casi) è superiore ai 3 mg per litro.
Altre caratteristiche avverse del prodotto riguardano la tossicità nel lungo periodo, quali la sua cancerogenicità e gli effetti sul metabolismo.
    La EPA (Environmental Protection Agency) ha preparato una scheda riguardante il forchlorfenuron, anche in considerazione dell'ampio uso di questi prodotto.
La valutazione del rischio acuto e cronico dell'assunzione con la dieta di questa sostanza si basa sui dati dei consumi alimentari negli Stati Uniti del Continuing Surveys of Food Intakes by Individual dal 1994 al 1996 e nel 1998.
In caso di esposizione dietetica acuta, il rischio stimato (utilizzando solo residui in cibi solidi) è al di sotto dell'1% dell' aPAD (acute population adjusted dose, per il concetto di aPAD consultare questo link: http://en.wikipedia.org/wiki/Reference_dose in cui si spiega prima quello di RfD reference dose di una popolazione, di cui l'aPAD rappresenta una sottopopolazione con fattori di rischio aggiuntivi -tipo i bambini-). Infatti, la sottopopolazione più soggetta a rischi, quella dei bambini fino a 2anni di età, ha un rischio  dello 0,08% dell'aPad, mentre le altre popolazioni hanno un rischio dello 0,02% dell'aPAD.

   Per quanto riguarda il rischio per un'esposizione dietetica cronica, si sono utilizzate anche le concentrazioni nell'acqua potabile. Anche qui il rischio stimato è al di sotto dell'1% del cPAD (chronic population adjusted dose), con i bambini fino 2 anni con un rischio dello 0,3% del cPAD mentre il resto della popolazione presenta un rischio dello 0,05% del cPAD.

   Dal punto di vista della carcinogenicità (umana), l'EPA afferma che il forchlorfenuron probabilmente non è cancerogeno e quindi non è necessaria un'analisi dei rischi dell'esposizione alla sostanza in chiave carcinogenetica. Per quanto riguarda il rischio da esposizione occupazionale o residenziale, la sostanza viene lavorata e trattata in diversi modi prima di essere distribuita sulle coltivazioni e quindi si presta a venire a contatto con i lavoratori.
   L'esposizione per inalazione o contatto dermico è simile dal punto di vista tossicologico perciò i due aspetti vengono trattati insieme per fornire un rischio complessivo. La dose per una esposizione breve è di 200 mg/kg/day della scala NOAEL (no observed adverse effect level - dose senza visibili effetti avversi) mentre per un'esposizione di lunghezza intermedia la dose della scala NOAEL è di 87 mg/kg/day. In pratica, le dosi indicate di 200 e di 87 mg, sono quelle limite sopra le quali si manifestano segni visibili di esposizione, dal punto di vista respiratorio ed epidermico.