pubblicato il 18 luglio 2012

Il fuori suolo: una tecnica per limitare e/o eliminare i prodotti geodisinfestanti

Tra le tecniche colturali disponibili, oltre il fuori suolo, anche i microrganismi sono una tecnica promettente.

   L'attività di ricerca e dimostrazione, svolta in questi ultimi anni, hanno valutato gli effetti e la possibilità di trasferire strategie volte ad incrementare la repressività di sistemi fuori suolo a ciclo chiuso, mediante introduzione di microrganismi selezionati, ma comunque già disponili sul mercato.
   La repressività all'interno dei sistemi fuori suolo è stata solo recentemente dimostrata in diversi paesi. Diversi studi hanno dimostrato che una microflora repressiva è in grado di svilupparsi in un sistema a ciclo chiuso in seguito al ricircolo della soluzione nutritizia: 1) contro Phytophthora cryptogea su pomodoro e 2) contro Pythium sp. sempre su pomodoro.

    Un'evidente riduzione degli attacchi di Pythium aphanidermatum su colture di cetriolo, inoltre, è stata osservata impiegando come substrato colturale lana di roccia già utilizzata in precedenza. Detta riduzione è stata correlata alla presenza di una particolare microflora sviluppatasi nel substrato riciclato, in grado di indurre repressività agli attacchi del fungo fitopatogeno. Un possibile meccanismo d'azione alla base di tale fenomeno di repressività potrebbe essere l'incremento, all'interno del sistema a ciclo chiuso, di metaboliti repressivi nei confronti degli agenti patogeni.

   I microrganismi antagonisti giocano quindi un ruolo importante nel ridurre gli attacchi dei patogeni radicali nei sistemi fuori suolo, dal momento che, all'interno di questi sistemi, un volume limitato di matrice intorno alle radici favorisce l'introduzione degli antagonisti nella rizosfera e permette una buona interazione tra ospite, patogeno e antagonista.
   A tale riguardo, comunque, va rammentato che la colonizzazione da parte dei microrganismi utili è molto più agevole in un sistema fuori suolo con un substrato mai utilizzato, piuttosto che nel suolo dove è già presente un equilibrio microbico: sulla base di tale osservazione, pertanto, molti antagonisti di patogeni radicali già noti sono stati saggiati in coltura protetta in fuori suolo, confermando la maggiore rapidità di colonizzazione del substrato di coltivazione rispetto al suolo di una coltivazione tradizionale.
   In presenza di condizioni favorevoli quali la presenza di veli di acqua a livello radicale, funghi quali Pythium spp., notoriamente ben adattati a vivere in mezzi liquidi quali le soluzioni nutritizie, possono causare alterazioni radicali.

   D'altra parte è anche noto che molte specie di Pythium e Phytophthora sono sensibili alla competizione con altri microrganismi presenti nel sistema. Nonostante ciò, l'impiego dei formulati di Streptomyces griseoviridis non ha indotto alcun effetto sulla coltura nelle condizioni in cui si è operato, ovvero in assenza di infestazione artificiale. Da ultimo anche la valutazione produttiva non ha permesso di evidenziare particolari differenze.
   L'induzione della repressività in sistemi di coltivazione fuori suolo a ciclo chiuso risulta comunque una strategia di difesa da stimolare e trasferire a livello aziendale al fine di diminuire il potenziale di rischio di introduzione dall'esterno di agenti patogeni responsabili di gravi perdite.
   Altre esperienze su altre colture, effettuate sempre in Italia, hanno dimostrato l'interessante efficacia di introduzioni controllate di microrganismi capaci di esplicare attività antagonista nei confronti di parassiti radicali zoosporici. A tale scopo, per incrementare la repressività di un sistema fuori suolo, infatti, è apparso essere vantaggioso introdurre sin dall'inizio del ciclo colturale microrganismi antagonisti ben adattati a vivere in tale ambiente, favorendo, eventualmente, la microflora antagonista agendo indirettamente sulla coltura o, direttamente, su parametri colturali quali il pH e la conducibilità della soluzione.