pubblicato il 03 febbraio 2012

Gocce di Scienza

Quando le piante modellarono la Terra 470 milioni di anni fa

   La comparsa e la colonizzazione della terraferma da parte delle prime piante, 470 milioni anni fa, sarebbe stata all'origine del progressivo raffreddamento del clima che caratterizzò il periodo Ordoviciano, culminando in una serie di ere glaciali. E' questa la conclusione di uno studio condotto da ricercatori delle Università di Exeter, di Oxford, e dell'East Anglia e del John Innes Centre pubblicato su "Nature Geoscience". 

   Tra i primi a colonizzare la terraferma furono gli antenati degli attuali muschi, che per crescere hanno estratto minerali come calcio, magnesio, fosforo e ferro dalle rocce, alterando in tal modo il ciclo globale del carbonio e quindi il clima.

   Stando ai risultati dello studio - nel corso del quale i ricercatori hanno attentamente analizzato e quantificato le capacità metaboliche del muschio Physcomitrella patens, considerata una pianta molto simile a quelle che vivevano 470 milioni di anni fa - le prime piante avrebbero anzitutto prelevato ioni calcio e magnesio dalle rocce silicatiche, come il granito, in un processo che ha rimosso sempre più anidride carbonica dall'atmosfera, portando a una diminuzione dell'effetto serra e, infine, a un raffreddamento globale di circa cinque gradi.

   Su questo primo processo se ne sarebbe poi innescato un secondo, legato all'aumento nel terreno di nutrienti, e in particolare di quelli a base di fosforo che, una volta dilavati dalle acque piovane, avrebbero finito per eutrofizzare gli oceani rendendoli un "pozzo" più efficiente del carbonio, con un ulteriore raffreddamento del clima di altri 2-3 gradi centigradi.

   Secondo i ricercatori, proprio questo meccanismo potrebbe essere all'origine di una delle più grandi estinzioni di massa, quella avvenuta appunto alla fine dell'Ordoviciano, sulle cui cause ultime permangono molti dubbi. "Questo studio dimostra i potenti effetti delle piante sul nostro clima", ha osservato Tim Lenton, primo firmatario dell'articolo. "Tuttavia, benché le piante continuino anche oggi la loro opera di raffreddamento del clima della Terra attraverso la riduzione dei livelli di carbonio atmosferico, non possono tenere il passo con la velocità dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo. In realtà, ci vorrebbero milioni di anni perché le piante riescano a eliminare le emissioni di carbonio dall'atmosfera corrente".

   "Secondo Liam Dolan, - che ha diretto la ricerca - il messaggio più importante da recepire è che la colonizzazione della terraferma da parte delle piante, un momento cruciale nella storia del pianeta, ha portato enormi cambiamenti climatici. La nostra scoperta sottolinea il ruolo centrale delle piante nel controllo del clima ieri, oggi e certamente in futuro". Ma non solo sul clima: un secondo studio, pubblicato sullo stesso numero della rivista, ha infatti sottolineato l'importanza delle piante nell'evoluzione della struttura del paesaggio e dei suoli, un tempo molto differenti da quelli che conosciamo oggi.

   Ricercatori della Dalhousie University ad Halifax, in Canada, e dell'Università di Ghent, in Belgio, hanno infatti mostrato la correlazione fra la diversificazione dei paesaggi fluviali e l'evoluzione delle piante vascolari e della copertura vegetale. In assenza di una vegetazione vascolare diffusa, il paesaggio terrestre dell'Ordoviciano era infatti dominato da fiumi dai letti molto ampi e instabili, a causa della formazione di vasti e mobili banchi di sabbia eolica.

   Ma, lentamente, con la comparsa e lo sviluppo delle piante vascolari dotate di significativi apparati radicali, si manifestò un parallelo sviluppo di fiumi il cui letto iniziò a formare corsi d'acqua serpeggianti e pianure fangose, per andare poi a incanalarsi in modo sempre più chiaro in alvei fissi dalle rive stabilizzate dalla vegetazione, attorno a cui si svilupparono aree verdi sempre più vaste.