pubblicato il 22 marzo 2013

Giornata Mondiale dell’acqua 2013

Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell'acqua, una ricorrenza voluta dalle Nazioni unite partire dal 1992

   Il tema di questa edizione è la cooperazione per l'acqua.

Il consumo reale di acqua
    È quello che passa attraverso le nostre bocche, che scorre nel nostro organismo e serve a mantenerci in vita. Si tratta di un consumo riconosciuto dall'Onu, nella risoluzione del 29 luglio 2010, come diritto umano, universale e fondamentale e a cui non tutti dovrebbero avere accesso. Ma secondo i dati del 2011 contenuti in Water Economy, pubblicazione del Barilla Center for Food & Nutrition, il 64% delle risorse idriche mondiali è localizzato in soli 13 Paesi. L'ONU ci fa sapere che più di una persona su sei non può godere quei 20-25 litri di acqua dolce giornalieri pro capite che costituiscono lo standard minimo per coprire i bisogni primari legati alla sopravvivenza e all'igiene. Questa situazione di squilibrio si accentuerà nel futuro. Perché? Semplice, la popolazione crescerà, i paesi in via di sviluppo porteranno a un più intenso sfruttamento delle risorse planetarie.

   Come si legge su Eating Planet 2012 di Barilla Center for Food & Nutrition " le stime indicano che la popolazione globale aumenterà fino a oltre 8 miliardi di persone nel 2030 e raggiungerà i 9 miliardi nel 2050. La popolazione mondiale utilizza già il 54% delle risorse idriche di acqua dolce contenute in fiumi, laghi e falde acquifere accessibili". Si tratta di una percentuale che dovrebbe farci riflettere dato che " l'acqua è considerata scarsa quando più del 75% delle risorse fluviali e sotterranee vengono prelevate per essere impiegate nell'agricoltura, nell'industria e per uso domestico".

Il consumo virtuale dell'acqua
    Il nostro stile di vita ha un impatto decisivo sul consumo dell'acqua. Ciò che mangiano, come ci vestiamo, le nostre abitudini igieniche, segnano per forze di cose, anche la disponibilità delle risorse idriche. È stato calcolato che se il consumo reale giornaliero di un individuo è di 2-5 litri d'acqua, il consumo virtuale è molto più vasto perché prende in causa tutte le azioni della nostra quotidianità. Come mangiare. Un menu carnivoro ha un impatto idrico tra i 4mila e i 5.400 litri mentre un menu vegetariano tra i 1.500 e i 2.600 litri. Per consumo virtuale, quindi, si intende l'acqua utilizzata nel corso del ciclo vitale del prodotto. La carne costa molta acqua perché ne viene utilizzata sempre affinché giunga sugli scaffali dei nostri supermercati: per abbeverare il bestiame come per conservarlo, dopo la macellazione. Ma non è solo la carne ad avere un grande impatto idrico. Ad esempio: un pomodoro da 70 g costa 10 litri d'acqua, un'arancia da 100 g 50 litri, un uovo da 40 g 135 litri, 100 g di formaggio 500 litri, un hamburger di 150 2400 litri, un paio di scarpe di cuoio 8000 litri.

La soluzione? Un consumo sostenibile
    Per preservare le risorse idriche e allargare il loro sfruttamento a tutti i popoli, la via è una sola: un consumo più sostenibile. Per quanto riguarda il cibo, è stato calcolato che i prodotti di allevamento hanno un'impronta idrica maggiore rispetto a quelli coltivati. Altra cosa: l'impronta idrica di uno stesso prodotto varia da luogo a luogo. Ecco allora che, come scrive Eating Planet 2012, tra le strategie per un comsumo più ragionato dell'acqua, possiamo inserire un ripensamento della " localizzazione su scala globale delle attività di produzione dei beni a maggiore incidenza di consumo di acqua secondo valori di efficienza".

Tratto da: www.wired.it