pubblicato il 02 aprile 2015

EXPO 2015, l’insostenibile “peso della sostenibilità”

Non si è ancora capito se a Milano manderemo in passerella le nostre eccellenze enogastronomiche o spiegheremo come coltivare il pianeta con minor impiego di chimica, di acqua, ecc.

Riporto il pezzo di Lorenzo Frassoldati uscito su Georgofili.it

   Non si è ancora capito se a Milano manderemo in passerella le nostre eccellenze enogastronomiche o spiegheremo come coltivare il pianeta con minor impiego di chimica, di acqua, ecc. Nel qual caso bisognerebbe anche parlare di Ogm senza guerre di religione e magari – come invita a fare il prof. Romano Prodi – pensare ad investire di più nelle ricerca in agricoltura. Perché va bene voler sfamare e dissetare il mondo, ma forse bisogna pensare, più che al culatello e all’Amarone, a come produrre più cereali, a coltivare in zone semiaride, a fare carne senza distruggere suolo e sottosuolo, a varietà di frutta più adattabili ai vari climi e più resistenti agli attacchi dei patogeni.

   Ormai la retorica dilaga senza freni. Sulla sostenibilità non ci si salva più: l’altro giorno una banca parlava di sostenibilità a proposito dei suoi mutui, e persino un grande salone di profumi e cosmesi si dichiarava pienamente “sostenibile”. Per non parlare del vino: al recente Vinitaly non c’era cantina che non proponesse vini “sostenibili”, magari autocertificandosi. Poi va tutto bene. E’ vero che non si possono produrre cose buone in un ambiente degradato e che la nostra vitivinicoltura ha fatto passi da gigante verso metodiche di produzioni ‘pulite’e il più possibile naturali.

   Dispiace solo vedere che la stessa enfasi non si applica al mondo dell’ortofrutta dove produrre ‘pulito’ ormai è una prassi consolidata da anni (con tutte le certificazioni e controlli del caso) anche se gli sforzi e i costi sopportati dalle imprese non trovano quasi mai riscontro nei prezzi finale dei prodotti. Perché la stessa Gdo, che vuole tutto ‘sostenibile’, quando si tratta di remunerare i produttori si dimostra alquanto “insostenibile”.

Domanda finale
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