pubblicato il 25 maggio 2018

APPROVAZIONE DEL TESTO UNICO DI RIFORMA DEL COMPARTO DELLE OFFICINALI

16 maggio 2018 “Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali” emanato a firma di Gentiloni

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COMUNICATO STAMPA FIPPO - Federazione Italiana Produttori Piante Officinali

Il 16 maggio 2018, il Consiglio dei Ministri ancora in carica, ha approvato una norma per ora nota come “Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali” emanato a firma di Gentiloni. Questo testo mette mano e riassetta un settore che per ottant’anni era rimasto completamente all’oscuro di ogni attenzione da parte dei governi e della politica. In attesa di vedere il testo definitivo come verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, conoscendone la storia travagliata e le difficoltà di percorso la FIPPO esprime la sua posizione.

Il provvedimento, pur snello, tocca tutti punti più rilevanti del comparto, come la definizione di pianta officinale, la coltivazione, la raccolta, le prime trasformazioni in azienda agricola, il miglioramento varietale, le piante ammesse alla produzione e i marchi di qualità. Il provvedimento ha fatto proprio, in maniera importante, il quadro programmatico contenuto nel Piano di Settore, strumento prodotto dal Tavolo di Filiera, al quale hanno devoluto un grande impegno la FIPPO, Assoerbe e altre organizzazioni del comparto agricolo e industriale. Il Tavolo Tecnico, diventa con questa norma, altresì, il luogo preposto all’attuazione della norma in accordo con l’interesse pubblico e di settore.

Ma vediamo in sintesi i punti più importanti.

Finalmente e definitivamente appare chiaro che coltivare, raccogliere e fare la prima trasformazione delle piante officinali sono tutte attività agricole effettuabile dall’agricoltore nella sua azienda. Queste attività non necessitano di alcun tipo di specifica autorizzazione o soprintendenza tecnica. Ovviamente autorizzazioni generiche sono necessarie se il prodotto è da subito destinato a determinati utilizzi (es.: aromi o alimenti).

Il concetto di pianta officinale è rivisto ed ampliato rispettando quella che è l’accezione del mercato che sempre di più si riferisce a queste piante come “botanicals” ovvero vettori di sostanze attive utilizzabili nei più disparati comparti produttivi. Saranno definite delle liste “positive” di piante officinali ammesse, per meglio indirizzare l’attività agricola e per la sicurezza del consumatore.

Molto importanti sono i punti relativi alla qualità (applicazione di protocolli GACP) e all’origine con la possibilità di creare un marchio e dare impulso ad una filiera nazionale di cui si sente un grande bisogno.

Ovviamente, la Federazione, che ha contribuito come altri, a richiesta dell’Amministrazione, alla formazione del provvedimento nel suo iter parlamentare, esprime alcune critiche alla norma finale.  Critiche già fatte presente a suo tempo in sede di Commissione Agricoltura durante il tentativo di passaggio parlamentare.

Il legislatore, forse per eccesso di precauzione, forse per pressioni esterne al comparto, introduce degli elementi di burocratizzazione eccessiva da una parte e semplificazioni dall’altra, di cui il settore della produzione non aveva proprio bisogno.

Parliamo degli elenchi di specie officinali, che riducono la possibilità di utilizzare l’enorme biodiversità officinale italiana, salvo doverli di continuo emendare appesantendo i processi di sviluppo ed avanzamento del comparto.

Altro aspetto critico è quello della costituzione di elenchi varietali e di varietà ammesse alla coltivazione. Varietà i cui costi di costituzione e mantenimento già da ora appaiono insostenibili nella maggioranza dei casi per via della limitata area coltivata per ciascuna specie.

Per finire, dopo anni di largheggiamenti finanziari in tanti comparti agricoli, il settore delle piante officinali di cui si auspica lo sviluppo nasce “senza portafoglio”. Questo preclude di promuovere attività di ricerca e sviluppo dedicate o di intervenire su alcuni punti, ad esempio la natura di attività connessa, pena il conflitto con la clausola di invarianza finanziaria. Anche tutto il lavoro che aspetta il Tavolo di Filiera si presume sia prestato dalle parti gratis et amore dei.

Nel complesso dobbiamo riconoscere un tributo e complimentarci vivamente con una Amministrazione che nonostante i “violenti venti contrari” ha fortemente e caparbiamente voluto portare a termine questo progetto. Un lavoro faticoso durato quasi sette anni (iniziato nel 2011), portato avanti fra mille incertezze ma nella consapevolezza della necessità di una riforma di questo comparto agricolo ancora piccolo ma con enormi potenzialità e ricadute.

La FIPPO è, oggi come ieri, a disposizione dell’Amministrazione e del Tavolo di Filiera per affinare la norma, soprattutto negli elementi più critici con l’obiettivo di renderla massimamente aderente alla realtà.

Ci auguriamo che la norma inoltre possa portare un nuovo impulso alle imprese desiderose di investire nel settore, e che tale impulso sia soprattutto supportato con adeguati strumenti finanziari dalle Amministrazioni Regionali, a lungo poco attive al riguardo. Una crescita del settore non può che portare benefici importanti, non solo alle imprese agricole e ai territori dove queste vivono, ma a tutti gli operatori della filiera, siano essi industrie, commercianti e professionisti.

Buon lavoro!  Andrea Primavera - Presidente FIPPO.