pubblicato il 23 ottobre 2020

La coltivazione idroponica è adatta a molti ortaggi

Una tecnica innovativa, adatto sia per colture da foglie che per colture da frutto.

TAGS: Colture protette, Fertirrigazione, Innesto Erbaceo, Fuori suolo, Substrato di coltivazione

Con la definizione di “colture Idroponiche o fuori suolo” vengono solitamente definiti quei sistemi di coltivazione, apparsi in Italia da pochi decenni, realizzati senza l’utilizzo del terreno e che prevedono l’impiego dell’acqua come veicolo per il trasporto delle sostanze nutritive (da qui il termine idroponica, letteralmente “lavoro dell’acqua”, dal greco “hydro”, acqua, e “ponos”, lavoro).
L’introduzione dell’idroponia si deve in particolare alla necessità di recuperare aree di coltivazione altrimenti considerate marginali (come non ricordare, ad esempio, le zone climaticamente sfavorite dei Paesi del nord Europa?). La tecnica idroponica permette anche di superare le difficoltà legate all’eccessiva intensificazione colturale (problema di enorme portata, come il divieto di impiego del bromuro di metile), alla “stanchezza” dei terreni ed al contenimento delle malattie delle piante.
L'idroponica permette di ampliare i calendari di raccolta con una migliore continuità dell’offerta e prospettive commerciali più consone alle attuali esigenze di mercato; permette di raggiungere rese produttive e qualitative superiori; di ottenere una migliore standardizzazione del prodotto e di limitare l’impatto ambientale.

In Europa le tecniche di coltivazione “fuori suolo” trovano attualmente larga diffusione in Olanda (circa 9.000 gli ettari investiti tra colture orticole e floricole), Belgio, Francia, Spagna e Gran Bretagna.
In Italia, dopo una prima fase di giustificabile euforia, le superfici destinate all’idroponia si sono stabilizzate intorno ai 3.000 ettari, concentrati soprattutto in Sicilia, Sardegna, Campania, Lazio, Puglia, Basilicata, Veneto, Toscana.

Coltivazione su Substrato
L'utilizzo di un substrato di coltivazione rappresenta senza dubbio la tecnica di coltivazione “fuori suolo” più diffusa, e prevede l’impiego di materiali alternativi al terreno, che costituiscono un supporto per l’ancoraggio ed il sostentamento delle piante ed una valida riserva per la gestione nutrizionale ed idrica.
Il pomodoro è una specie che ha mostrato buona attitudine alla coltivazione “fuori suolo” su substrato, adattandosi con profitto a tutti i substrati testati (lana di roccia, torba, perlite, fibra di cocco, compost, ecc.).
La coltivazione del pomodoro non manifesta grossi problemi di “gestione agronomica” della pianta, consentendo il raggiungimento di elevati livelli produttivi. Per la nostra realtà produttiva italiana i punti critici per la coltura possono essere rappresentati dalla inadeguatezza strutturale degli apprestamenti protetti e dalla difficoltà di controllo delle temperature ambientali durante il periodo estivo; massime troppo elevate possono condurre infatti ad una eccessiva cascola fiorale e a penalizzazioni in termini di produttiva e qualità (consistenza del frutto e colore deficitari).
Il cetriolo è tra la cucurbitacee (insieme allo zucchino) la specie più ideale per la coltivazione idroponica; necessita di forniture idriche superiori a quelle del pomodoro ma, anche in annate particolarmente calde, ha evidenziato un buon potenziale produttivo.
Anche il peperone ha mostrato buona predisposizione alla coltivazione idroponica su substrato; la sua coltivazione richiede comunque mirati interventi di cimatura e potatura, necessari per garantire il contenimento dello sviluppo vegetativo ed un maggior arieggiamento dell’apparato epigeo.

La coltivazione con la tecnica del “Floating System”
Il “floating system” prevede la coltivazione delle piante su supporti posti a galleggiare in vasche impermeabilizzate, di 20-40 centimetri di profondità, riempite con acqua e soluzione nutritiva.
Questa tecnica di coltivazione consente di velocizzare i tempi di semina, trapianto e raccolta; garantisce buona competitività in termini di rese ed assicura un sostanziale miglioramento della qualità e della salubrità del prodotto.
Fino ad ora la tecnica di coltivazione si è incentrata prevalentemente su lattughino, valeriana, rucola, basilico e prezzemolo. Negli ultimi anni si è evoluta anche una certa attività sulle aromatiche come la salvia, l'erba cipollina e, tra le colture da radice, il ravanello.
Per la rucola, in ciclo primaverile, vengono eseguiti 2 sfalci, raggiungendo una resa produttiva complessiva di quasi 5.000 gr/metro quadrato; il basilico, una delle piante aromatiche più note ed apprezzate, può fornire una produzione prossima ai 2.500 gr/metro quadrato, con piante vigorose e foglie di profumo gradevole e persistente e di colore verde brillante.