pubblicato il 06 aprile 2021

Orti urbani o Urban Farming: l’agricoltura arriva in città

E' una tendenza che viene dagli USA. Per i paesi in via di sviluppo sarà, secondo la FAO, una via d’uscita dalla povertà.

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In un'epoca di boom demografico urbano come questa, le metropoli si riorganizzano ospitando orti "fai da te" in ogni angolo. Alle iniziative private di chi nel proprio giardino sostituisce i gerani con i peperoni e le margherite con i pomodori, si aggiungono quelle pubbliche, di cui le più originali vengono come sempre dagli Stati Uniti.

 Ora a San Francisco, notoriamente culla di tendenze e stili di vita sostenibili, chiunque può vendere gli ortaggi del proprio orto nei mercati e nei ristoranti. La nuova ordinanza comunale viene da un'idea di "Little City Garden", una comunità che da tempo pratica l'urban farming puntando sulle produzioni alimentari regionali.

La capitale dei community garden degli anni ‘70 è ancora pioniera nelle politiche agricole urbane, che stanno facendo scuola anche in Italia. Se non si è arrivati a liberalizzare la vendita degli ortaggi coltivati in giardino, la pratica di ripristinare lotti di terreno abbandonati da affidare in comodato d'uso gratuito a cittadini-agricoltori oggi è sempre più spesso recepita dalle amministrazioni locali del Belpaese. Basta pensare ai 65 orti romani affidati a privati o ad associazioni con contratti di comodato di sei anni o ai 130 terreni milanesi affittati a 360 euro l'anno per iniziativa dell'associazione ambientalista Italia Nostra.

Si tratta di tendenze che nascono da più fattori: da una parte l'esigenza di sicurezza alimentare dei consumatori, che chiedono sempre di più trasparenza e tracciabilità del prodotto, dall'altra l'urgenza di pianificare un futuro sostenibile soprattutto per i 9-10 miliardi di persone che saremo nel 2050, e di cui ben l'80% vivrà in città. La spinta demografica, che in modo più significativo si concentra nei paesi in via di sviluppo, sta imponendo a livello planetario la creazione di nuovi modelli urbani, capaci di assorbire le esigenze dei cittadini, prime fra tutte quelle alimentari, minate dall'espansione selvaggia dei centri abitati a spese del territorio agricolo.

È per questo che la FAO ha più volte invitato a guardare alle esperienze di orticoltura urbana e periurbana come a una possibilità di affrontare la sfida alimentare che a breve non potremo più sfuggire. Secondo l'organizzazione alimentare delle Nazioni unite, l'agricoltura praticata in città è e sarà necessaria ai paesi in via di sviluppo, che vi troveranno una "via d'uscita dalla povertà" fornendo cibo per le famiglie e reddito dalla vendita dei prodotti, con un basso costo iniziale e un'alta resa per unità di tempo.
Sono 130 milioni in Africa e 230 milioni in America Latina le persone che oggi praticano l'agricoltura urbana, ma sono numeri destinati a crescere di molto, secondo le stime della Fao. Mentre nei paesi poveri l'agricoltura è destinata ad avere un posto proprio nella progettazione delle aree urbane in espansione, che devono essere pensate fin dall'inizio con un ottica sostenibile, anche le nostre città si riorganizzano lentamente per ospitare al proprio interno realtà produttive e agricole.