pubblicato il 13 giugno 2017

Lo stato distrugge 30 anni di studi genetici presso i campi sperimentali dell’Università della Tuscia

Le ricerche avrebbero consentito di selezionare varietà resistenti a diversi agenti patogeni, portando quindi ad una auspicata riduzione dell’uso di antiparassitari chimici in agricoltura

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Martedì 12 giugno 2012. Sono passati 5 anni da quando è stata effettuta la distruzione di alberi di olivo, di ciliegio e di kiwi, oggetto di studi genetici presso campi sperimentali dell’Università della Tuscia.
Le ricerche erano state formalmente autorizzate dal Ministero dell’Agricoltura ed erano iniziate da quasi 30 anni, rispettando le misure di sicurezza previste dalla legge. Alla scadenza dell’autorizzazione, il Ministero dell’Ambiente (al quale era stata trasferita la competenza) non ha accolto la richiesta di proroga avanzata dall’Università della Tuscia.
La comunicazione del Ministero è pervenuta in data 1 giugno e l’Università, ha dovuto applicare un protocollo di distruzione che prevede un trattamento con un disseccante , l’espianto e poi l’incenerimento degli alberi.
Le ricerche avrebbero consentito di selezionare varietà resistenti a diversi agenti patogeni, portando quindi ad una auspicata riduzione dell’uso di antiparassitari chimici in agricoltura.
Sembra che il diniego sia stato sollecitato da una denuncia presentata dalla Fondazione Diritti Genetici di Mario Capanna ai Ministri dell'Ambiente e dell'Agricoltura e alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, per decadenza dell’autorizzazione.

Si riportano di seguito alcuni commenti che ci sono pervenuti, in merito all’accaduto.