pubblicato il 08 luglio 2011

Censimento ISTAT, meno aziende ma più grandi

Ecco o primi dati del Censimento Generale dell'Agricoltura n° 6

   In 10 anni le aziende agricole calano in numero del 32,2%, ma crescono in dimensione media, da 5,5 a 7,9 ettari, e sono sempre puù gestite da giovani e da donne.

   È un mondo agricolo profondamente cambiato, quello che fotografa il sesto Censimento generale dell'agricoltura dell'Istat (dati provvisori), ad un decennio di distanza dal precedente. Cala vertiginosamente il numero delle aziende agricole: oggi sono 1.630.420, il 32,2% in meno del 2000, per un totale di 12.885.186 ettari di Sau - Superficie Agricola Utilizzata. Inferiore, invece, il calo sia della superficie agricola, pari a 17.277.023 ettari (-8% sul 2000), sia della superficie coltivata (-2,3%), segno che la superficie media aziendale è cresciuta sensibilmente, come testimoniano i dati Istat: dai 5,5 ettari di Sau per azienda nel 2000, si è passati nel 2010 a 7,9 ettari (+44,4%). Aziende più grandi, "condizione determinante per consentire agli imprenditori di mantenersi competitivi", secondo il Ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, ma anche più rosa, perché la quota di aziende a conduzione femminile è passata dal 30,4% del 2000 al 33,3% del 2010.
 
   La distribuzione della Sau tra i quattro gruppi di coltivazioni rilevata dal censimento del 2010 non differisce di molto da quella riferita al 2000: i seminativi coprono nel 2010 il 54,4% della Sau (erano il 55,3% nel 2000) e, in valore assoluto, registrano una diminuzione del 3,7%; i prati permanenti e pascoli rappresentano il 26,9% (erano il 25,9% nel 2000) e segnano un incremento dell'1,6%; restano quasi immutate le quote di Sau destinate a coltivazioni legnose agrarie (18,4% del totale contro 18,5% del 2000) e a orti familiari (0,2% del totale contro 0,3% del 2000), anche se diminuiscono entrambe in valore assoluto, rispettivamente del 3% e del 23,9%.
   Resistono differenze abissali tra regione e regione, perché mentre la Sardegna presenta la dimensione media aziendale maggiore con 19,2 ettari di superficie agricola utilizzata, la Liguria fa registrare i valori minimi, con 2,1 ettari per azienda. La Puglia vanta invece il maggior numero di aziende, più di 275.000, seguita da Sicilia, Calabria, Campania e Veneto: sono le 5 regioni in cui opera il 54,6% delle aziende agricole italiane.
    Ma chi sono i lavoratori dell'agricoltura? Sono 2,5 milioni le persone impegnate nell'attività agricola e zootecnica durante l'annata agraria 2009-2010, in netta flessione rispetto al 2000 (-31,6%). Sebbene nel 2010 tra le persone che costituiscono manodopera aziendale sia confermata la predominanza dei conduttori (42,4%), si manifesta la tendenza ad uno spostamento del carico di lavoro aziendale dalla manodopera familiare ai lavoratori dipendenti in forma continuativa o saltuaria ("altra manodopera aziendale"). I secondi passano dal 18,6% della forza lavoro complessiva al 21,5%, mentre quella familiare si riduce dall'81,4% al 78,5%. A condurre le aziende agricole sono sempre di più i giovani: la classe mediana è rappresentata oggi dalla classe 55-59 anni, mentre nel 2000 era quella 60-64 anni, a testimonianza di un ringiovanimento confermato dalla quota di under 30, passata dal 2,1% al 2,5%, tendenza che si riscontra anche per i capoazienda con meno di 45 anni, passati dal 18,2% del 2000 al 18,6% del 2010. Uno svecchiamento che vuol dire anche maggiore scolarizzazione, con il 60% dei capoazienda che può vantare almeno la licenza di scuola media inferiore (nel 2000 erano appena il 40%), ed i laureati che rappresentano in totale il 6,4% dei lavoratori del settore (nel 2000 erano il 3,5%).
 
   I commenti: "l'8% delle imprese agricole gestisce il 63% dei terreni coltivabili" evidenzia Confagricoltura; Coldiretti sottolinea come nei campi i laureati sono raddoppiati; "bisogna usare questi risultati per costruire un nuovo progetto di sviluppo" dice la Cia
    "L'8% delle imprese agricole gestisce il 63% dei terreni coltivabili, si consolida la minoranza trainante. Infatti la concentrazione produttiva negli ultimi dieci anni ha fatto sì che 132.000 aziende, ognuna che opera su almeno 20 ettari di superfice, gestiscano quasi 8 milioni di ettari dei 13 milioni complessivi". A mettere in evidenza il dato che emerge dai risultati provvisori del Censimento Istat dell'Agricoltura n. 6 è Giandomenico Consalvo, componente della Giunta di Confagricoltura, che, sottolinea, "a calare in numero, in questi dieci anni sono state le aziende con 20 o meno ettari di Sau. Mentre quelle con più di 20 ettari sono aumentate in numero e in ettari condotti.
Praticamente oggi le aziende con più di 20 ettari sono poco meno del 10% delle aziende totali e gestiscono quasi i due terzi della Sau nazionale.
   Le imprese più piccole, con meno di 20 ettari di Sau, sono diminuite in numero ma rappresentano sempre oltre il 90% delle aziende; che conducono però il 37% della superficie agricola utilizzata". E Consalvo aggiunge che "l'Istat attribuisce il processo evolutivo sia alle dinamiche di mercato che all'effetto delle politiche comunitarie.
   Siamo d'accordo sul primo aspetto perché la forte pressione competitiva ha indotto ad un rafforzamento delle unità produttive. Il secondo aspetto merita invece un approfondimento, perché non è detto che il disaccoppiamento degli aiuti diretti, erogati indipendentemente dalla produzione, favorisca il dimensionamento competitivo delle imprese.
   A Bruxelles - conclude Consalvo - molto di più occorrerà fare sul fronte delle politiche strutturali per la competitività delle imprese e l'aggregazione dell'offerta su cui ci attendiamo molto dalla prossima riforma della politica agricola comune verso il 2020".

   Commentando i dati, il presidente della Coldiretti Sergio Marini, sottolinea invece come "negli ultimi 10 anni sono più che raddoppiati i laureati alla guida delle aziende agricole a conferma di un processo di professionalizzazione che ha riguardato anche l'aumento della superficie media aziendale del 44,4% e soprattutto la straordinaria crescita degli agricoltori impegnati in attività multifunzionali di trasformazione e vendita di prodotti e nell'offerta di servizi innovativi". Poi, aggiunge Marini, "l'aumento della superficie media aziendale a 7,9 ettari è il frutto di una riorganizzazione del sistema imprenditoriale fisiologica che ha determinato l'uscita delle aziende marginali (-32,2%) che ha intaccato però marginalmente la superficie agricola utilizzata in Italia, che nei 10 anni si è ridotta solo del 2,3% ed è pari a 12,8 milioni di ettari nel 2010.
   E' importante sottolineare - prosegue Marini - che del 6,6% dei capi azienda laureati la grande maggioranza ha frequentato facoltà diverse da quelle di agraria a dimostrazione del fatto che il settore ha allargato i propri ambiti di operatività".
   Infine, conclude Marini, "i nuovi dati del Censimento arrivano a 10 anni esatti dall'approvazione della legge di orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti che ha allargato i confini dell'attività agricola e ha di fatto rivoluzionato l'attività d'impresa nelle campagne italiane aprendo nuove opportunità occupazionali. Gli imprenditori agricoli oggi si possono occupare di attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla loro vendita in azienda o nei mercati degli agricoltori (è nata la prima rete di vendita diretta gestita dagli agricoltori), ma anche della fornitura di servizi a privati e alla pubblica amministrazione. Per non parlare della produzione e vendita della birra ottenuta dalla coltivazione di orzo in azienda o del pane dal grano, ma anche dei prodotti cosmetici a base di vino, olio o latte di asina. E ancora delle fattorie didattiche convenzionate con le scuole, degli agriasili e degli agriospizi".

   Per la Cia-Confedarazione italiana agricoltori, "l'impressione generale è che l'agricoltura stia uscendo, e in modo irreversibile, da un certo immobilismo strutturale. Un processo che però non è indolore, visto che fenomeni positivi come l'ampliamento dimensionale delle imprese agricole sono conseguenza di una forte contrazione del numero di aziende attive. In 10 anni, infatti, sono uscite dal mercato ben 775.000 unità (il -32,2%), soprattutto tra le Pmi".
   Inoltre, il fatto che le aziende siano diminuite mentre la superficie agricola utilizzata resta pressoché stabile, "significa che le imprese cominciano ad aggregarsi e consolidarsi in unità di maggiori dimensioni, oggi una necessità irrinunciabile per essere competitive sui mercati internazionali, ma c'è bisogno di uno sforzo ancora maggiore per equipararci alla media europea (12 ettari contro i 7,9 ettari italiani)".
   In più, secondo la Cia, "serve accelerare il processo di ricomposizione fondiaria, che procede ancora a rilento nonostante il "boom" dei terreni dati in affitto (+52,4%) o in uso gratuito (+76,6%)".
   Per la Cia, però, "a questi timidi segnali di cambiamento si contrappone, però, un dato fortemente negativo: nel Censimento non c'è traccia di ricambio generazionale. Ad oggi, infatti, solo il 2,5% delle imprese agricole ha un titolare con meno di 30 anni. Dieci anni fa era il 2,1%. Si tratta di un aumento davvero misero, e di un'ulteriore prova del fatto che finora si è fatto poco o nulla per favorire e incentivare l'ingresso dei giovani nel settore, nonostante i continui appelli della nostra Confederazione.
Fonte: Internet