pubblicato il 23 maggio 2011

La fertirrigazione in agricoltura biologica

La fertirrigazione in agricoltura biologica? Si, ma in sinergia con altre strategie di gestione della fertilità del terreno.

   La fertirrigazione è una tecnica di gestione della nutrizione delle colture che pone la propria attenzione prevalentemente sulle necessità delle colture.
Tuttavia, per garantire i vantaggi agronomici ed ambientali propri delle produzioni biologiche, la fertirrigazione non dovrebbe essere utilizzata come unica tecnica di fertilizzazione, (semplicemente sostituendo ai concimi di sintesi i fertilizzanti organici consentiti in agricoltura biologica), ma dovrebbe comunque interessare la gestione del terreno e della sua fertilità come uno dei temi chiave attorno ai quali si gioca la grande differenza tra i metodi di agricoltura convenzionale rispetto all'agricoltura biologica.
   Come conseguenza diretta, questo approccio sposta nel breve (o nel medio) periodo gli orizzonti temporali rispetto ai quali le scelte tecniche vengono realizzate. A riprova di ciò vale la circostanza, per la quale i programmi di fertirrigazione sono determinati con dei tempi settimanali o addirittura giornalieri e sono basati spesso sulle curve di asportazioni delle colture, quasi sempre senza prendere in esame il contributo fornito dal terreno.
In questo contesto "spesso" il ruolo del terreno viene fortemente ridimensionato o (come elemento dell'agroe-cosistema, in quanto origine di interazioni con la coltura, i fertilizzanti e l'acqua), sia visto più come un substrato che come una risorsa da valorizzare. 
   E' questo probabilmente il motivo percui la fertirrigazione trova la sua collocazione ideale la dove i terreni hanno una tessitura prevalentemente sabbiosa e sono poveri di sostanza organica, oppure nelle coltivazioni fuori suolo, dove il terreno o il substrato interagisce molto poco o per nulla con la coltura ed i mezzi tecnici.
   Quando poi la fertirrigazione è utilizzata in terreni "più impegnativi" dal punto di vista fisico chimico e biologico (es. terreni argillosi o di media tessitura), solo in pochi casi si tiene conto del ruolo del terreno e si adeguano, di conseguenza, le scelte tecniche.
  La gestione del terreno e della sua fertilità rappresenta uno dei temi chiave attorno ai quali si gioca la grande differenza tra i metodi di agricoltura convenzionale rispetto all'agricoltura biologica (Canali, 1997).
Con quanto sopra esposto appare evidente come la tecnica della fertirrigazione, cosi come comunemente intesa ed applicata in agricoltura convenzionale, non possa essere applicata in agricoltura biologica. Ciò a cui sovente si assiste in molte realtà produttive dell'agricoltura organica invece è l'applicazione di un "pacchetto tecnologico" del tutto simile a quello utilizzato nell'agricoltura convenzionale, con l'unica differenza dovuta al fatto che i concimi solubili minerali e di sintesi - vietati in biologico - vengono sostituiti con fertilizzanti organici solubili e/o fluidi consentiti, come ad esempio, idrolizzati proteici, sangue secco e borlande.

La gestione della fertilità del terreno in agricoltura biologica
   In agricoltura biologica o organica, come peraltro più in generale in tutti gli ambiti produttivi che si connotano come sostenibili, il terreno viene considerato una risorsa rinnovabile, la cui fertilità deve essere conservata e migliorata a vantaggio delle generazioni future. Ciò che rende peculiare l'agricoltura biologia, anche rispetto ad altri modelli produttivi durevoli, risiede nell'efficace formalizzazione dei criteri che devono essere seguiti per il raggiungimento di questo importante obiettivo (Reg .CEE n.2092/91 e aggiornamenti).
   Poiché l'agricoltura biologica deve consentire la costituzione di sistemi agro-ecologici autoregolati, basati sull'utilizzo delle risorse aziendali o locali rinnovabili e sulla gestione dei processi ecologi e biologici e delle loro interazioni, le tecniche di gestione della fertilità dei terreni proprie di questi sistemi fanno prevalente riferimento all'utilizzo di adeguati avvicendamenti colturali, all'impiego delle coperture vegetali ed all'uso nel terreno (reimpiego) di materiale organico, possibilmente proveniente da aziende che operano nel rispetto delle norme di produzione biologica.
    Al contempo, il ricorso agli input esterni (fertilizzanti) deve essere il più possibile ridotto. In tali circostanze, la fertilità deve necessariamente essere considerata in un'ottica di medio/lungo periodo e collegata al corretto svolgimento dei cicli bio-geo-chimici degli elementi nutritivi.
In altri termini, si deve assicurare una elevata qualità e funzionalità del terreno - che è quindi l'elemento del sistema sul quale si deve accentrare l'attenzione - al fine di ottimizzare la nutrizione della coltura.
    I fertilizzanti sopra indicati, com'è noto, sono caratterizzati da una bassissima resistenza all'azione mineralizzante del terreno, rilasciano quindi gli elementi nutritivi - azoto in particolare - nel breve periodo.
Anche in questo caso quindi si tende a nutrire la coltura, contribuendo solo molto limitatamente alla "costruzione" della fertilità di lungo periodo del terreno.
   In aggiunta, analogamente a quanto avviene nel convenzionale, nelle realtà produttive non si applicano avvicendamenti colturali, non si introducono coperture vegetali temporanee (es. sovesci) o permanenti, non si realizzano ammendamenti con sostanza organica ad elevato grado di maturazione (es. compost di qualità).
In altri termini, in parecchi casi la fertirrigazione consente la realizzazione di un modello agricolo che potrebbe essere forse definito di "sostituzione", nel senso che i mezzi tecnici di sintesi vengono rimpiazzati da altri di differente natura chimica (i concimi organici).
Tuttavia, sorge il dubbio, che non essendo applicati i principi di base della gestione del terreno propri dell'agricoltura biologica, il modello produttivo che si concretizza non dovrebbe essere equiparato all'agricoltura organica, non avendo la valenza agro-ecologica che caratterizza appunto questo ultimo.

Gli aspetti tecnico normativi

    Come è noto, il Regolamento CE sul biologico (Reg. 2092/91 e agg.ti), pur fornendo chiari criteri di gestione della fertilità dei terreni, non propone indicazioni esplicite sulle possibilità di impiego della fertirrigazione in agricoltura biologica.
   Tuttavia, emerge - anche in relazione a quanto discusso nelle precedenti righe - la evidente necessità di fornire agli operatori del settore (agricoltori biologici, tecnici, funzionari degli organismi di controllo) un quadro di riferimento certo che chiarisca univocamente le modalità ed i limiti di impiego della tecnica in ambito bio.
Tale esigenza è stata raccolta da tempo dal Gruppo di lavoro consultivo sulla fertilizzazione in agricoltura biologica (GLFertAB) costituito dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ed operante presso il CRA - Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante di Roma e presentato al Proceedings of a workshop held April 29 - 30, 2004 at Emerson College, Great Britain.
    Il GLFertAB, grazie ad un lavoro di confronto che ha riguardato aspetti non solo strettamente tecnici, ha prodotto ed approvato un documento proprio sul tema della fertirrigazione.
Molti auspicano che il documento, che viene già riconosciuto come un contributo originale ed un punto di riferimento per il settore, venga adottato anche dal Ministero competente (il MiPAF) con una Circolare esplicativa e quindi maggiormente diffuso tra gli operatori del settore.
   Il documento prodotto dal GLFertAB indica esplicitamente che la fertirrigazione è una tecnica utilizzabile in agricoltura biologica, ma asserisce con chiarezza che essa non deve essere l'unica tecnica di gestione della fertilità dei terreni condotti con il metodo di agricoltura organica: si riconosce pertanto alla fertirrigazione un ruolo complementare rispetto alle strategie agro-ecologiche di gestione della fertilità dei terreni.
   Il principio che viene affermato nel documento del GLFertAB impedisce quindi di riconoscere come biologici i metodi produttivi "di sostituzione", ma al contempo lascia spazio alla fertirrigazione per un impiego in sinergia con altre strategie di gestione della fertilità, al fine di risolvere situazione tecnicamente difficili come, ad esempio, periodi di breve ma elevata necessità di elementi nutritivi da parte della coltura, fasi di stress causate da avversità o trapianto, produzioni con cicli colturali particolarmente brevi.
   Inoltre, il documento sulla fertirrigazione del GLFertAB vieta l'impiego di acidi minerali forti (es. nitrico o fosforico) spesso utilizzati per la correzione delle acque da utilizzare in fertirrigazione. Tale divieto è motivato dal fatto che l'impiego di questi acidi apporta al terreno ioni nitrici e fosforici di origine sintetica - e quindi vietati - in quantità talvolta significative. Inoltre, è stato ritenuto che la presenza di questi ioni nei sistemi di distribuzione potesse mascherare possibili comportamenti illeciti, quali l'impiego di fertilizzanti vietati (concimi solubili minerali e di sintesi), rendendo ancor più complessi i controlli e difficile la certificazione.

   E' a tutti noto come il modello agricolo biologico sia cresciuto in Italia ed in Europa negli ultimi 10-15 anni, compiendo il salto da nicchia a vero e proprio segmento agroalimentare. Simultaneamente, i consumatori stanno acquisendo, seppur lentamente, conoscenza e coscienza dell'agricoltura biologica, della qualità dei prodotti che questa è in grado di fornire e dei vantaggi ambientali che sono connessi al suo esercizio.
    Si può ipotizzare che, a breve, il consumatore avverta la necessità di scegliere non solo prodotti biologici invece di convenzionali, ma tra questi primi quelli che gli offrono maggiori garanzie di qualità nutrizionale ed igienico sanitaria e di rispetto dell'ambiente. Si potrebbe, in altre parole, aprire una fase nella quale soltanto i prodotti biologici ottenuti con sistemi di produzione effettivamente durevoli e rigorosamente aderenti ai principi dell'agro-ecologia siano preferiti dai consumatori e possano, quindi, vincere la competizione sui mercati.
    Al contrario, nei nostri ambiti produttivi capita sovente di osservare sistemi agricoli proposti come biologici e condotti però, per ciò che riguarda la gestione della fertilità del terreno, senza l'osservanza dei principi agro-ecologici propri dell'agricoltura organica. Molto spesso questi sistemi produttivi utilizzano il pacchetto tecnologico della fertirrigazione, così come deriva dal convenzionale, e lo applicano in una logica di sostituzione dei mezzi tecnici vietati con quelli consentiti.
    Al fine di garantire lo sviluppo di lungo periodo delle produzioni biologiche questo "stato delle cose" dovrebbe essere superato. Risultano a ciò indispensabili la condivisione tra tutti gli operatori del settore di un quadro normativo che fornisca chiaramente le possibilità ed i limiti di impiego della fertirrigazione e un maggiore sforzo della ricerca e della sperimentazione nella messa a punto di tecnologie innovative, che non devono mutuare percorsi di gestione della fertilità del terreno e della nutrizione delle colture dal convenzionale, ma che individuino nuove soluzioni, proprie dell'agricoltura biologica e basate sui principi agro-ecologici che la ispirano.
Tratto da: Proceedings of a workshop held April 29 - 30, 2004 at Emerson College, Great Britain in Download KB 2800